Jet lag senza le ali (o La betulla)

La betulla è un albero esploratore. Quando il bosco comincia a riconquistare zone incolte, manda avanti le betulle. Loro si adattano subito e crescono veloci: se ce la fanno loro, il bosco avanza tranquillo. Questa cosa meravigliosa me l’hanno insegnata a Santhià ed è da quando l’ho imparata che cerco di farci una metafora senza però mai riuscirci.

A tutte quelle persone che negli ultimi tre mesi mi hanno notato passare dalle loro parti zaino in spalla, a tutti gli automobilisti, i passanti, gli agricoltori, la gente nei negozi e nelle case, sui trattori e sulle bici, a tutti quelli insomma che possono essersi chiesti chi fossi, da dove venissi e dove stessi andando, ecco a tutti questi – che non leggeranno neanche questo post – dico:

è abbastanza semplice. Mi chiamo Paolo De Guidi, venivo da Terni e stavo andando a piedi a Cambridge dove sono arrivato il 17 marzo 2010 dopo 97 giorni di marcia e 2036 kilometri. Ovviamente non sono più la stessa persona.

Dopo tre giorni dal mio arrivo non sono ancora uscito dallo stato confusionale; la stanchezza è più mentale che fisica, la testa leggera, la concentrazione scarsa, la percezione del tempo alterata, la primavera contundente. Le ore volano e mi sento inadeguato alla situazione. Rasato, profumato, indosso una camicia con lo stesso goffo stupore di una tuta spaziale. Mi ci vorrà tempo per realizzare dove sono, cosa ho fatto, cosa fare adesso. Ho camminato dall’Italia all’Inghilterra. L’ho fatto proprio io. Eppure quando lo dico mi fa lo stesso effetto che mi farebbe sentirlo dire da un altro. Cosa c’è esattamente tra il me seduto alla scrivania ternana a redigere i primi post e il me alla scrivania inglese a fare un bilancio, beh fatico sinceramente a verbalizzarlo. Mi ricordo ogni più minuto dettaglio dell’avventura, potrei rifare la stessa identica strada al contrario senza mappa, eppure l’immagine intera del viaggio, il concetto del viaggio, mi rimangono estranei. “Ah tu sei quello che è arrivato qui a piedi dall’Italia! Awesome, com’è stato?”. Cosa volete che risponda? È come chiedere a uno appena scampato da un terremoto “Come stai?”.

Nelle ultime due settimane di viaggio lo stato d’animo e le priorità erano cambiate: le gambe avevano ormai preso il ritmo e acquisito una resistenza costante; le sorprese del viaggio venivano via via scemando, tanta era ormai l’abitudine alla novità; i sogni futuri riprendevano il sopravvento sulla realtà quotidiana. A parte le stupende scogliere settentrionali, la Francia non aveva più molto da offrire. C’era solo da completare il progetto, completare il racconto.  Esigenze narrative più che altro. Insomma, era tempo di accelerare, di arrivare: soprattutto il desiderio bruciante di abbracciare colei che non potevo più sopportare di salutare al telefono prima di coricarmi da solo.

pavido, ansioso, ipocondriaco, perennemente insoddisfatto, ipercritico, prevenuto, cinico ed egocentrico: ho trovato una ragazza che mi ama nonostante tutto questo armamentario di difetti, capite bene che valeva la pena fare la fatica e sbrigarsi a raggiungerla prima di perdere il controllo. Quando mi dicono “sei un grande” mi viene un po’ da ridere: sono parecchio piccolo; avevo semplicemente esaurito l’invidia e sono riuscito a concentrare il poco coraggio in un solo momento: quello in cui ho deciso che l’avrei fatto veramente. Una volta uscito di casa con lo zaino in spalla c’è poco da fare: vai avanti. Il problema è che rischi di beccarti il virus del viaggio. Se propio mi stimate, non ditemi che sono un grande. Uscite a fare due passi piuttosto, andate a piedi dove solitamente andate in macchina. Vedrete che non è richiesta alcuna grandezza. Si scoprono cose meravigliose, si sta bene. Ve lo dico io, non un grande, al massimo un piccolo esploratore. Una betulla, toh…

Ora non so cosa ne sarà di questo blog (e di twitter), se rimarrà semplice diario a memoria o se si trasformerà. Staremo a vedere, io per primo. Di sicuro in patria (?) non ci torno presto. Tra pochi giorni la mia equipe ternana verrà a portarmi (con metodi tradizionali) un paio di valigie con vestiti, computer e altre suppellettili: da quel momento sarò in grado di montare e sistemare i materiali video-fotografici raccolti durante il viaggio, la maggior parte inediti; a chi fosse interessato chiedo quindi un po’ di pazienza, il prodotto finale arriverà presto. Intanto vi rifilo qualche highlight:

Aperitivo award: Papà Marcel (Aosta), Le Bout du Monde (Vevey), Chou Chou (Champlitte), L’equinoxe (Arras).

Voglio Venire A Vivere Qui award: Bagno Vignoni (Toscana), Cassio (Emilia), Vercelli (Piemonte), Cully (Vaud), Mouthier Hautepierre (Franche-Comtè), Escalles (Nord-Pas-De-Calais), Barham (Kent).

Questa Me La Segno award: “Non esiste cattivo tempo, esiste solo cattiva attrezzatura” (Michele),  “La mia ambizione è avere le rughe di Clint Eastwood e la saggezza di Gandhi” (Maurizio), “Il mio vicino di casa ha attraversato l’Atlantico in macchina” (Luca), “Per fare il formaggio basta mettere i fiori nelle mucche” (Daniel), “Mola nen e bùgia!” (battaglione alpini susa 133° mortai).

p.s.: tra i diversi strumenti di lettura del viaggio, si può ora anche rileggere il mio profilo Couchsurfing, ricco di tutte le opinioni che io ho lasciato ai miei ospiti e che loro hanno lasciato a me (in basso a destra) dopo aver fatto surf sui loro divani. Un bel registro di passaggio insomma, proprio come avevo previsto.

15 risposte a “Jet lag senza le ali (o La betulla)

  1. ..e quando avrai il PC, comincia a scrivere un libro sulla tua esperienza. Tuo cugino Simone Rossi ti troverà un editore (altrimenti -e questa è una minaccia!- io non gli compro il suo ultimo libro!

  2. Caro Paolo, per “decomprimersi” ci vuole un po’ di tempo: come si fa a chiudersi in casa dopo essere stato all’aperto per novantasette – e non quattroventidiciassette – giorni di fila?
    Forse ti aiuterebbe mettere tutto per iscritto, tutto il viaggio, intendo, non solo quello che hai messo nel blog, e noi leggeremmo il tutto volentieri.
    Potresti pensarlo come una guida ad un modo alternativo di viaggiare. Non smettere di raccontarci e non smettere di camminare.
    Un saluto affettuoso a te e alla tua compagna.

  3. tuo cugino simone rossi ti tirerà dentro a una trasmissione radiofonica, altro che editori.
    la chiameremo “non dire baffo se non ce l’hai nel saffo” e passeremo solo canzoni tradizionali di Lesbo.
    just wait and see.

  4. Complimenti davvero Paolo. hai fatto “un’impresa” che forse nessun altro di noi avrebbe il coraggio di fare, o meglio di fare il primo passo fuori dalla propria casa per poi proseguire. Credo di capire ciò che scrivi quando racconti della tua “incredulità”. Ma non è meraviglioso quando riusciamo a stupire noi stessi? cosa c’è di meglio?
    p.s. La definizione che hai dato di te mi si adatta a pennello e mi sta facendo pensare assai su alcune faccende.
    grazie.
    spero che questo blog si trasformi, allora. o spero di leggerti altrove.

  5. Si si hai proprio camminato dall’Italia all’Inghilterra ; ) per quanto tu ancora non possa crederci è qualcosa di incredibile che sei riuscito a realizzare. Per me sei e rimani un grande!

    Io avrò pazienza per vedere il prodotto finale.
    Grazie per gli utilissimi highlight.

    Anche io spero che questo blog si trasformi perché vorrei continuare a seguirti.
    Un saluto da Roma.

    ps
    ottimo consiglio quello di scrivere un libro, la difficoltà in Italia è trovare un Editore, io proverei a cercarlo in UK! La fiducia nel Paese Italia è veramente bassa.

  6. Ho seguito il tuo viaggio e sono state numerose le volte che sono scoppiato in una risata, grazie davvero…continuerò a seguirti!! con stima, jacopo.

  7. Your little brother

    Questo è il primo commento che lascio in 97 giorni di viaggio, sei te quello bravo con le parole ma a questo punto uno sforzo da parte mia ad usarne qualcuna te lo meriti.
    L’invidia è una brutta bestia, una di quelle che in gabbia non ci rimangono, prima o poi te la ritrovi davanti a sbuffare e tirare via la terra con gli zoccoli, tu l’hai presa per le corna sbuffando più forte e alzando molta più terra.
    Avendoti visto domare l’invidia e scegliere te stesso mi hai aiutato almeno ad incorciare lo sguardo con la mia.
    Non è la grandezza del gesto che ti ha reso grande, non i 2000km, non i 3 mesi e una settimana di camminata (che a dirla tutta mi sono sembrati un attimo) ma averti visto felice nella scelta e l’aver fatto una scelta felice, sarà banale ma il sorriso ci rende grandi e tu hai disegnato un enorme sorriso lungo il tuo traggitto.

    Proud of you!

  8. Chiara Sabatini

    Visto che non ami sentirti dire “grande” (pensarai a Leonardo a Michelangelo ecc) ti dico quello che mi ha detto oggi una mia alunna. “Prof. sono andata a vedere il sito di quel suo amico e … proprio ganzo! E noi che ci lamentiamo se voi prof in gita ci fate fare 4 passi. Se lui ha camminato così tanto un po’ lo possiamo fare pure noi”! Beh, che te ne pare! Ganzo davvero! Ed ora speriamo che non arrivino i genitori a dirmi che metto in testa ai ragazzi strane idee! Bene per ora ti dico … Buona Inghilterra! (a me è sempre piaciuta ogni singola esperienza che ci ho fatto lì)

  9. Ho scoperto la tua avventura quando già eri in Valle D’Aosta grazie al Blog del mio amico giovanni, l’ideatore di Radio Contromano. Nonostante ti abbia sempre letto, non ti ho mai scritto lo faccio ora dicendoti che la tua avventura mi ha dato la forza per superare un periodo così così, il mio è stato un mettermi in cammino diverso dal tuo ma mi hai spronato ad uscire fuori da una pericolosa staticità!
    Spero di poter fare presto una passegiata con te…

  10. Paolo, l’Inghilterra è stata coperta da una coltre di gelo per tutto l’inverno che non accennava a sparire.

    A quanto pare, hai portato la Primavera.

    Grazie!
    🙂

  11. Sail from Scotland ? Does that mean you’re planning to WALK to the Highlands ?
    People like Steve Gough did it from Land’s End, so it’s possible, but if you do his way, don’t get caught, it’s risky !

  12. Sì sì scrivi un libro su questa storia! Io voglio leggerlo! 🙂

  13. Come è finito poi il progetto della biblioteca da viaggio?

  14. Concordo con Lorenzo, scrivici un bel libro, oppure continua a parlarne su questo blog, progetta altri viaggi, continua a camminare.
    Buon cammino Paolo !!!

  15. Le storie come la tua aiutano a sperare, e a capire che un’alternativa c’è sempre, anche se magari non è dalla parte in cui stiamo ostinatamente guardando. Un abbraccio anche se non ci conosciamo, e goditi questo tempo vuoto pieno di possibilità future, è un momento magico, ricco di energia.

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