Dromorama

Il nuovo sito annunciato (troppo) tempo fa è pronto:

www.dromorama.com

Non è ancora completo in tutte le sue parti, anzi, c’è ancora tanto materiale da buttare dentro ma è imminente la partenza per una nuova avventura quindi ho pensato di anticipare l’inaugurazione. Chi si era iscritto al mio feed può spostarsi all’altro. Chi invece capita qui adesso, beh, venite a trovarmi dall’altra parte.

Mi mancherà qui, son stato proprio bene.

Un indizio

Cambio stagione

Breve post di servizio giusto per informare i pochi lettori rimasti che il silenzio sta per terminare. Già da qualche settimana ho  cominciato a progettare un nuovo viaggio e vorrei continuare a condividerlo; sto pensando quindi di aprire un nuovo sito che contenga questo reportage francigeno, il prossimo e tutti gli altri a venire, giacchè in questi mesi la voglia di ripartire è stata l’unica certezza e voglio provare a sistematizzarla. Per farla breve, chi è ancora interessato alle mie peripezie porti pazienza, vi farò sapere a breve su quale piattaforma continuare a seguirmi. Per tutti gli altri,  grazie della graditissima compagnia e del sostegno, siete un pubblico meraviglioso (wow, ho sempre sognato di dirlo).

Ne approfitto anche per pubblicizzare il mio esordio su nobordersmagazine, nuovo sito di viaggi che promette bene.

Questione di centimetri

Scusate il ritardo…

Non c’è niente da capire

Molti mi chiedono di scrivere un libro. Non so se scriverò qualcosa sulla mia avventura (e se anche lo facessi temo che non sarebbe quello che i molti si aspettano). Intanto in un libro ci sono finito. Questo qui. Questo libro è un viaggio, un po’ come il mio, quasi simultaneo. L’ha scritto il mio cugino adottivo. Che scrive, suona e viaggia. Non vi dico se il libro mi è piaciuto, che ve lo dico a fare? Posso dire che piacerà a chi piace leggere, a chi piace ascoltare musica e soprattutto a chi piacciono entrambe le cose (soprattuttissimo a quelli che lo fanno insieme. Leggere e ascoltare musica, intendo). Se non vi piacciono né l’una né l’altra cosa (vabbè, siete difficili), regalatelo a qualche conoscente a cui piacciono. Avete fatto dei regali di Natale che non vi hanno convinto? Bene, rimediate a Pasqua. Ma non andate in libreria, le librerie non lo sanno cos’è sbriciolu(na)glio. Si trova solo su internèt. Il libro costa poco, è piccolo (78 pagine scritte grandi, senza figure) e non pesa nello zaino. Comprandolo sosterrete un giovane scrittore precario, sosterrete un bellissimo esempio di autoeditoria (Simone il libro se l’è pubblicato, stampato e distribuito da solo; editoria contromano insomma), sosterrete l’internèt (che non ne ha bisogno ma gli fa sempre piacere) e sosterrete mio cugino che ci ha i calzini bucati come me. Insomma, se lo volete, scrivete a silkeyfoot@gmail.com con scritto voglio sbriciolu(na)glio. Se ancora non siete convinti, scrivete sbriciolu(na)glio su google (o cliccate qui se siete pigri) e leggete cosa salta fuori, chè se n’è parlato parecchio in rete. Chi trova dove parla di me vince una foto con dedica.

Genova, Torino, Milano

Ne ho già parlato ma lo ripeto volentieri. Tantissime persone hanno contribuito alla riuscita del mio viaggio e conto di ricambiare presto con la pubblicazione di alcuni simpatici materiali. Alcuni li ho ringraziati, altri sto per ringraziarli, scusatemi se mi dimentico. C’è però un gruppo di persone a cui devo davvero qualcosa in più, un gruppo che ha creduto in me dall’inizio e che mi ha formato, incoraggiato, equipaggiato, ospitato e seguito in maniera totalmente disinteressata, gente che mi ha fatto già sentire viaggiatore quando ancora stavo fermo. Si tratta dei ragazzi di ItinerAria e del Movimento Lento, un network che sta meritatamente crescendo ad raccogliere tanti degli appassionati di viaggi lenti e paesaggi dolci. Il 25 aprile parte uno dei loro più ambiziosi progetti: GeMiTo,

un viaggio a piedi lungo l’ex triangolo industriale, alla ricerca della bellezza e di uno stile di vita “più lento, più profondo, più dolce”.

– una camminata-evento lunga più di un mese, che racconterà persone e iniziative che producono ricchezza  rispettando il territorio e chi lo abita
– la connessione di realtà economiche che funzionano con una rete “a bassa velocità”, su cui far transitare le  persone, le loro idee e le loro esperienze, e anche le energie e l’ottimismo necessari per metterle in pratica
– un esperimento di comunicazione che utilizzerà tecnologie innovative: una mappa interattiva on line si popolerà   giornalmente di video, fotografie, racconti
– l’esplorazione di un lungo itinerario inedito: 650 km di tracciato GPS saranno pubblicati on line, a disposizione di chiunque voglia ripercorrere il nostro viaggio dopo una settimana, un mese, un anno.

Partiremo il 25 aprile 2010, dal porto antico di Genova, un luogo storico di incontri e di scambi, oggi più vivo che mai; stesso luogo per l’arrivo, il 2 Giugno, dopo oltre 650 chilometri percorsi rigorosamente a piedi, per dar vita a una camminata-evento triangolare che avrà in Torino e Milano gli altri due vertici, e come direttrici i lati del triangolo industriale.

Sarà un viaggio aperto a tutti, che non prevede alcun costo d’iscrizione e privilegerà l’ospitalità gratuita in case private.

Con un gruppo fisso in cammino composto da Riccardo Carnovalini (fotografo e camminatore), Alberto  Conte (progettista e organizzatore di viaggi “lenti”), Gianluca Bonazzi (raccoglitore di storie) e Claudio  Jaccarino (pittore), Andrea Zuin (etno-musicologo), Benedetta Erbice (comunicatrice ambientale) a cui si  aggiungeranno giorno dopo giorno altri cammin-attori che arriveranno nei luoghi e agli orari previsti.

Gli appuntamenti saranno soprattutto nelle stazioni ferroviarie per favorire l’uso del mezzo pubblico, con  l’esplicito suggerimento a liberarsi dell’automobile, anche per un solo giorno.

Seguiteli su Facebook, ma soprattutto seguiteli a piedi.

Jet lag senza le ali (o La betulla)

La betulla è un albero esploratore. Quando il bosco comincia a riconquistare zone incolte, manda avanti le betulle. Loro si adattano subito e crescono veloci: se ce la fanno loro, il bosco avanza tranquillo. Questa cosa meravigliosa me l’hanno insegnata a Santhià ed è da quando l’ho imparata che cerco di farci una metafora senza però mai riuscirci.

A tutte quelle persone che negli ultimi tre mesi mi hanno notato passare dalle loro parti zaino in spalla, a tutti gli automobilisti, i passanti, gli agricoltori, la gente nei negozi e nelle case, sui trattori e sulle bici, a tutti quelli insomma che possono essersi chiesti chi fossi, da dove venissi e dove stessi andando, ecco a tutti questi – che non leggeranno neanche questo post – dico:

è abbastanza semplice. Mi chiamo Paolo De Guidi, venivo da Terni e stavo andando a piedi a Cambridge dove sono arrivato il 17 marzo 2010 dopo 97 giorni di marcia e 2036 kilometri. Ovviamente non sono più la stessa persona.

Dopo tre giorni dal mio arrivo non sono ancora uscito dallo stato confusionale; la stanchezza è più mentale che fisica, la testa leggera, la concentrazione scarsa, la percezione del tempo alterata, la primavera contundente. Le ore volano e mi sento inadeguato alla situazione. Rasato, profumato, indosso una camicia con lo stesso goffo stupore di una tuta spaziale. Mi ci vorrà tempo per realizzare dove sono, cosa ho fatto, cosa fare adesso. Ho camminato dall’Italia all’Inghilterra. L’ho fatto proprio io. Eppure quando lo dico mi fa lo stesso effetto che mi farebbe sentirlo dire da un altro. Cosa c’è esattamente tra il me seduto alla scrivania ternana a redigere i primi post e il me alla scrivania inglese a fare un bilancio, beh fatico sinceramente a verbalizzarlo. Mi ricordo ogni più minuto dettaglio dell’avventura, potrei rifare la stessa identica strada al contrario senza mappa, eppure l’immagine intera del viaggio, il concetto del viaggio, mi rimangono estranei. “Ah tu sei quello che è arrivato qui a piedi dall’Italia! Awesome, com’è stato?”. Cosa volete che risponda? È come chiedere a uno appena scampato da un terremoto “Come stai?”.

Nelle ultime due settimane di viaggio lo stato d’animo e le priorità erano cambiate: le gambe avevano ormai preso il ritmo e acquisito una resistenza costante; le sorprese del viaggio venivano via via scemando, tanta era ormai l’abitudine alla novità; i sogni futuri riprendevano il sopravvento sulla realtà quotidiana. A parte le stupende scogliere settentrionali, la Francia non aveva più molto da offrire. C’era solo da completare il progetto, completare il racconto.  Esigenze narrative più che altro. Insomma, era tempo di accelerare, di arrivare: soprattutto il desiderio bruciante di abbracciare colei che non potevo più sopportare di salutare al telefono prima di coricarmi da solo.

pavido, ansioso, ipocondriaco, perennemente insoddisfatto, ipercritico, prevenuto, cinico ed egocentrico: ho trovato una ragazza che mi ama nonostante tutto questo armamentario di difetti, capite bene che valeva la pena fare la fatica e sbrigarsi a raggiungerla prima di perdere il controllo. Quando mi dicono “sei un grande” mi viene un po’ da ridere: sono parecchio piccolo; avevo semplicemente esaurito l’invidia e sono riuscito a concentrare il poco coraggio in un solo momento: quello in cui ho deciso che l’avrei fatto veramente. Una volta uscito di casa con lo zaino in spalla c’è poco da fare: vai avanti. Il problema è che rischi di beccarti il virus del viaggio. Se propio mi stimate, non ditemi che sono un grande. Uscite a fare due passi piuttosto, andate a piedi dove solitamente andate in macchina. Vedrete che non è richiesta alcuna grandezza. Si scoprono cose meravigliose, si sta bene. Ve lo dico io, non un grande, al massimo un piccolo esploratore. Una betulla, toh…

Ora non so cosa ne sarà di questo blog (e di twitter), se rimarrà semplice diario a memoria o se si trasformerà. Staremo a vedere, io per primo. Di sicuro in patria (?) non ci torno presto. Tra pochi giorni la mia equipe ternana verrà a portarmi (con metodi tradizionali) un paio di valigie con vestiti, computer e altre suppellettili: da quel momento sarò in grado di montare e sistemare i materiali video-fotografici raccolti durante il viaggio, la maggior parte inediti; a chi fosse interessato chiedo quindi un po’ di pazienza, il prodotto finale arriverà presto. Intanto vi rifilo qualche highlight:

Aperitivo award: Papà Marcel (Aosta), Le Bout du Monde (Vevey), Chou Chou (Champlitte), L’equinoxe (Arras).

Voglio Venire A Vivere Qui award: Bagno Vignoni (Toscana), Cassio (Emilia), Vercelli (Piemonte), Cully (Vaud), Mouthier Hautepierre (Franche-Comtè), Escalles (Nord-Pas-De-Calais), Barham (Kent).

Questa Me La Segno award: “Non esiste cattivo tempo, esiste solo cattiva attrezzatura” (Michele),  “La mia ambizione è avere le rughe di Clint Eastwood e la saggezza di Gandhi” (Maurizio), “Il mio vicino di casa ha attraversato l’Atlantico in macchina” (Luca), “Per fare il formaggio basta mettere i fiori nelle mucche” (Daniel), “Mola nen e bùgia!” (battaglione alpini susa 133° mortai).

p.s.: tra i diversi strumenti di lettura del viaggio, si può ora anche rileggere il mio profilo Couchsurfing, ricco di tutte le opinioni che io ho lasciato ai miei ospiti e che loro hanno lasciato a me (in basso a destra) dopo aver fatto surf sui loro divani. Un bel registro di passaggio insomma, proprio come avevo previsto.

Tre mesi e una settimana (sono arrivato)

Terni 10 dicembre 2009 – Cambridge 17 marzo 2010

Novantasette giorni (altro che quattroventidiciasette)

Tre mesi e un giorno

Terni 10 dicembre 2009 - Canterbury 11 marzo 2010

La francigena finisce (o comincia) qui. Io già che ci sono ci aggiungo altri 160km, ché la mia vera mèta è un po’ più sù.

Tre mesi

Oceano

Terni 10 dicembre 2009 - Calais 10 marzo 2010